Nessun insegnante è stato maltrattato durante la stesura di questo pezzo.
Giorno 15: è appena stato comunicato che è necessario dare delle valutazioni anche a distanza.
Lezione di Scienze Motorie.
PROF. S.M.: Buongiorno ragazzi. Come avrete notato la Didattica a Distanza si sta prolungando e non sappiamo per quanto ancora durerà. Quindi, come vi avevo preannunciato via mail, oggi darò un po’ di voti. Partiamo con salti alla corda. I quattro tipi che abbiamo visto: piedi uniti, piedi alternati, su un piede e incrociato. Pronti? Giovannelli, comincia tu.
PARIS: Prof, Minali oggi non riesce a connettersi perché il computer lo usa suo fratello.
PROF. S.M.: Ma Minali ha un fratello grande che fa il fabbro.
PARIS: Lo usa suo fratello per giocare a Minecraft.
PROF. S.M.: Ma come?! Questa cosa la farò presente ai genitori.
PARIS: Ma non è colpa sua…se non glielo lascia lo picchia.
PROF. S.M.: Va beh…allora Giovannelli, comincia.
GIOVANNELLI: Prof, mi vede così?
PROF. S.M.: Sei un po’ in controluce, ma fa niente.
GIOVANNELLI: E’ che se mi sposto di più si vede mia mamma che stira e non vuole
MAMMA DI GIOVANNELLI: C’era bisogno di dirglielo…che cretino che sei…Buongiorno professoressa…lo scusi…a me non fa niente eh…se deve fare gli esercizi mi sposto.
PROF. S.M.: No, va beh, fa niente. Vai Giovannelli.
GIOVANNELLI: [esegue]
PROF S.M.: Va bene, buona esecuzione. Devi migliorare un po’ il ritmo sugli alternati, ma va bene. 7 e mezzo. Gianantonio Leggiadri. Vai, tocca a te.
LEGGIADRI: Prof, però la videocamera non mi funziona…
PROF. S.M.: Ah…ehm…va beh…falle al microfono.
LEGGIADRI: [esegue]
PROF. S.M.: Ottimo, bravo Leggiadri!
LEGGIADRI: Ma non avevo finito…
PROF. S.M.: Perfetto come sempre, Leggiadri. 10!!!
LEGGIADRI: Grazie, prof…
PROF. S.M.: Fulvio Mastodoni. Ora a te.
MASTODONI: Anche a me non va la webcam, prof…
PROF. S.M.: Siamo alle solite, Mastodoni. C’è sempre qualche scusa…dai, esegui al microfono.
MASTODONI: [esegue]
PROF. S.M.: Che roba era quella lì, Mastodoni? Me lo chiami saltare la corda?!
MASTODONI: Ma non li ho fatti male…c’è qui anche mia sorella glielo può dire!
PROF. S.M.: Cosa c’entra adesso tua sorella?! E’ insegnante? 5 perché voglio essere buona…
MASTODONI: Si può recuperare con l’interrogazione?
PROF. S.M.: Vedremo, dai…Agnesi!
AGNESI (in chat): Prof, non mi va la webcam…
PROF. S.M.: Ma è un’epidemia? Falli al microfono anche tu.
AGNESI (in chat): E’ che a me non va neanche il microfono…non so se glielo ha detto il coordinatore…
PROF. S.M.: E come si fa?! Non mi puoi mica scrivere i salti nella chat!
AGNESI (in chat): …scatti?
PROF. S.M.: Cosa scatti?
AGNESI (in chat): No, volevo dire se magari invece dei salti posso fare due scatti…
Le situazioni presentate sono puro frutto della fantasia. Ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti realmente accaduti verrà promosso, ma avrà un piano degli apprendimenti individualizzato.
Giorno 1
PROF: Buongiorno a tutti, ragazzi. Per prima cosa spero che stiate tutti bene…ci troviamo a lavorare con questa nuova modalità, ma vedrete che insieme riusciremo ad organizzarci per poter comunque proseguire nel migliore dei modi e non attardarci troppo col programma. Aspettiamo 5 minuti visto che siamo ancora in pochi…
ROSSI: Prof! Castelli non riesce a entrare col link che ha inviato!
PARIS: Prof! Minali mi ha detto che non gli funziona internet!
AGNESI (in chat): Prof, non mi va il microfono!
PROF: Allora ragazzi, con calma…è normale all’inizio avere qualche problema. Ora mando l’invito a chi ancora non è riuscito ad entrare. Agnesi, hai cliccato sul simbolino rosso del microfono? Allora, Rossi, è arrivato l’invito a Castelli?
CASTELLI: Sì, prof, grazie, sono qui. Rossi però è caduto.
PROF: Si è fatto male?
CASTELLI: No, la connessione…
PROF: Ah, meno male…Agnesi, prova ad uscire e rientrare.
AGNESI (in chat): Prof, la sento a scatti!
PARIS: Prof, Arsuffi non ha capito come si fa a entrare.
CASTELLI: Giovannelli dice che non gli è arrivato il link.
PROF: Ma l’ho mandato nella mail a tutta la classe!
PARIS: Nella mail?
PROF: Paris, tu da dove l’hai preso?
PARIS: Me l’ha mandato un mio amico di 3^D…
PROF: Come di 3^D?!?! Come faceva ad averlo?!
PARIS: Eh boh… a me l’ha mandato lui! Ah, dice Bassi che i suoi non sono a casa.
PROF: E quindi??!?
PARIS: Deve portare fuori il cane!
PROF: Va beh…lasciamo perdere, per oggi facciamo lezione con chi c’è…
CASTELLI: Prof, ma fra tre minuti inizia la lezione di mate…
De izquierda a derecha, Salvador Dalí, José Moreno Villa, Luis Buñuel, Federico García Lorca y José Antonio Rubio Sacristán, en La Bombilla (Madrid) en mayo de 1926.
Lorca 1Lorca 2Romancero gitanoRomance de la luna lunaRomance sonámbulo
Mi scuso…nell’audio ho parlato di “setaccio”, che è la traduzione di pandero, ma in questo caso sicuramente si riferisce al tamburello tipico della musica flamenca…
Romance de la luna luna
La luna vino a la fragua con su polisón de nardos. El niño la mira mira. El niño la está mirando.
En el aire conmovido mueve la luna sus brazos y enseña, lúbrica y pura, sus senos de duro estaño.
Huye luna, luna, luna. Si vinieran los gitanos, harían con tu corazón collares y anillos blancos.
Niño déjame que baile. Cuando vengan los gitanos, te encontrarán sobre el yunque con los ojillos cerrados.
Huye luna, luna, luna, que ya siento sus caballos. Niño déjame, no pises, mi blancor almidonado.
El jinete se acercaba tocando el tambor del llano. Dentro de la fragua el niño, tiene los ojos cerrados.
Por el olivar venían, bronce y sueño, los gitanos. Las cabezas levantadas y los ojos entornados.
¡Cómo canta la zumaya, ay como canta en el árbol! Por el cielo va la luna con el niño de la mano.
Dentro de la fragua lloran, dando gritos, los gitanos. El aire la vela, vela. el aire la está velando.
Romance de la luna luna – Federico García Lorca
La luna venne alla fucina col suo sellino di nardi. Il bambino la guarda, guarda. Il bambino la sta guardando.
Nell’aria commossa la luna muove le sue braccia e mostra, lubrica e pura, i suoi seni di stagno duro.
Fuggi luna, luna, luna. Se venissero i gitani farebbero col tuo cuore collane e bianchi anelli.
Bambino, lasciami ballare. Quando verranno i gitani, ti troveranno sull’incudine con gli occhietti chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna che già sento i loro cavalli. Bambino lasciami, non calpestare il mio biancore inamidato.
Il cavaliere si avvicina suonando il tamburo del piano. Nella fucina il bambino ha gli occhi chiusi.
Per l’uliveto venivano, bronzo e sogno, i gitani. le teste alzate e gli occhi socchiusi.
Come canta l’allocco, ah, come canta sull’albero! Nel cielo va luna con un bimbo per mano.
Nella fucina piangono, gridano, i gitani. Il vento la veglia, veglia. Il vento la sta vegliando.
Romance Sonámbulo
Verde que te quiero verde. Verde viento. Verdes ramas. El barco sobre la mar y el caballo en la montaña. Con la sombra en la cintura ella sueña en su baranda, verde carne, pelo verde, con ojos de fría plata. Verde que te quiero verde. Bajo la luna gitana, las cosas la están mirando y ella no puede mirarlas.
Verde que te quiero verde. Grandes estrellas de escarcha, vienen con el pez de sombra que abre el camino del alba. La higuera frota su viento con la lija de sus ramas, y el monte, gato garduño, eriza sus pitas agrias. ¿Pero quién vendrá? ¿Y por dónde? Ella sigue en su baranda, verde carne, pelo verde, soñando en la mar amarga.
–Compadre, quiero cambiar mi caballo por su casa, mi montura por su espejo, mi cuchillo por su manta. Compadre, vengo sangrando, desde los puertos de Cabra. –Si yo pudiera, mocito, este trato se cerraba. Pero yo ya no soy yo, ni mi casa es ya mi casa. –Compadre, quiero morir, decentemente en mi cama. De acero, si puede ser, con las sábanas de holanda. ¿No ves la herida que tengo desde el pecho a la garganta? –Trescientas rosas morenas lleva tu pechera blanca. Tu sangre rezuma y huele alrededor de tu faja. Pero yo ya no soy yo, ni mi casa es ya mi casa. –Dejadme subir al menos hasta las altas barandas, ¡dejadme subir!, dejadme hasta las verdes barandas. Barandales de la luna por donde retumba el agua. Ya suben los dos compadres hacia las altas barandas. Dejando un rastro de sangre. Dejando un rastro de lágrimas. Temblaban en los tejados farolillos de hojalata. Mil panderos de cristal herían la madrugada.
Verde que te quiero verde, verde viento, verdes ramas. Los dos compadres subieron. El largo viento dejaba en la boca un raro gusto de hiel, de menta y de albahaca. –¡Compadre! ¿Dónde está, dime? ¿Dónde está tu niña amarga? ¡Cuántas veces te esperó! ¡Cuántas veces te esperara, cara fresca, negro pelo, en esta verde baranda!
Sobre el rostro del aljibe se mecía la gitana. Verde carne, pelo verde, con ojos de fría plata. Un carámbano de luna la sostiene sobre el agua. La noche se puso íntima como una pequeña plaza. Guardias civiles borrachos en la puerta golpeaban. Verde que te quiero verde, verde viento, verdes ramas. El barco sobre la mar. Y el caballo en la montaña.
Romance sonámbulo
Verde che ti voglio verde. Verde vento. Verdi rami. La nave sul mare e il cavallo sulla montagna. Con l’ombra alla vita ella sogna alla sua balaustra, verde carne, chioma verde, con occhi d’argento gelato. Verde que te quiero verde. Sotto la luna gitana, le cose la stanno guardando ed ella non può guardarle.
Verde che ti voglio verde. Grandi stelle di brina vengono col pesce d’ombra che apre la strada dell’alba. Il fico sfrega il suo vento con lo smeriglio dei suoi rami, e il monte, gatto sornione, arriccia le sue agavi acri. Ma, chi verrà? e da dove?… Ella sempre alla sua balaustra, verde carne, chioma verde, sognando l’amaro mare.
– Compare, vorrei scambiare il mio cavallo con la tua casa, la mia sella col tuo specchio, il mio coltello con la tua coperta. Compare, arrivo insanguinato dai valichi di Cabra. – Se potessi, caro amico, il cambio sarebbe già fatto. Ma io non sono più io, né la mia casa è più la mia casa. – Compare, voglio morire decorosamente nel mio letto. Molle d’acciaio, se è possibile, con le lenzuola d’Olanda. Non vedi questa ferita dal petto alla gola? – Trecento rose brune sulla tua camicia bianca. Il tuo sangue gocciola e odora alla fascia della tua cintura. Ma io non sono più io, né la mia casa è più la mia casa. – Lascia almeno che salga fino alle alte balaustre; lascia che salga, lascia, alle verdi balaustre. Colonnine della luna per dove rimbomba l’acqua.
Salgono i due compari alle alte balaustre. Lasciando una traccia di sangue. Lasciando una traccia di lacrime. Tremavano sui tetti lanternine di latta. Mille tamburelli di vetro ferivano le luci dell’alba.
Verde que te quiero verde, verde vento, verdi rami. I due compari salirono. Il lungo vento lasciava in bocca uno strano sapore di fiele, di menta e basilico. – Dove sta, dimmi, compare! Dove, la tua ragazza amara? – Quante volte t’ha aspettato! Quante volte t’aspettò, viso fresco, nera chioma, a questo verde balcone!
Sulla faccia della cisterna la gitana si dondolava. Verde carne, chioma verde con occhi d’argento gelato. Un ghiacciolo di luna la sorregge sull’acqua. La notte si fece intima come una piccola piazza. Guardie civili ubriache alla porta bussarono. Verde que te quiero verde. Verde vento. Verdi rami. La nave sul mare. E il cavallo sulla montagna.
Buongiorno ragazzi. Seduti, seduti. Innanzitutto complimentoni al genio che ha imbrattato i gradini all’ingresso della scuola con quell’enorme scritta “devi vincere”. Chiara tu ne sai niente? Dici di no, eh? Come perché accuso te? Colpa d’Alfredo, che mi ha detto che con le bombolette spray sei un’artista. Eh va beh, prima o poi lo uccidi…bisogna pensarci prima di fare certe cose. Va beh, facciamo l’appello. Marco. Se n’è andato? Non era sul treno delle sette e mezza stamattina? Laura tu che ci fai il viaggio insieme…ah. Laura non c’è. Va beh. Luca. Assente anche oggi? Mi sa che sta ancora in un brutto giro quel ragazzo. Ne sai niente tu, Silvia? Silvia, lo sai? Niente…va beh lasciamo perdere l’appello che ho già visto che oggi è una catastrofe. Qualcuno vuole farsi interrogare? Margherita piantala con quelle tempere! Ho capito che ami i colori, ma io non posso stare fermo con le mani nelle mani a guardarti mentre sporchi tutta l’aula! Chiamo io? Dai chi è il volontario di oggi? Non è Francesca? Nino? Un po’ di coraggio, dai! Tredici anni e il cuore pieno di paura… GIANNA! Metti via quel coccodrillo! Allora non si offre nessuno? Oh, brava Giulia! Vieni. Allora, scrivilo sui muri…ehm, sulla lavagna. Sulla lavagna sulla lavagna, mi sono sbagliato Margherita! Non è che lei può e tu no…Margherita basta! Costruiscimi un silenzio che nessuno ha mai sentito, per favore. Allora, Giulia molto bene, vai a posto. Scriviamo la data: 21 marzo. SARA, svegliati! Alice piantala di guardare i gatti fuori dalla finestra! GIANNA! Non indossavi un maglione con un maiale che sventolava la bandiera inglese un attimo fa? Che fine ha fatto? Beh, cercalo! Come no? Sbrigati! Cerca il tuo Pig-maglione! Comincio a dettare, eh! Andrea, ti sei perso? Sveglia Andrea! China quel tuo profilo francese e posa i tuoi occhi di bosco sul foglio! Forza! Morgana, stai benissimo col cappello a punta e la bacchetta, ma puoi togliertelo e prendere la penna adesso? Marinella com’è possibile? Hai già gli occhi stanchi alle otto del mattino! SARA, sveglia! Dai Marinella! Toc, toc! Sto bussando alla tua porta! E tu! Toglile le mani dai fianchi! Linda ti sembra il momento di ballare? Va beh, Margherita è contenta! Margherita è sempre contenta quando qualcuno fa casino… Pippo, che acciderbolina fai? Valentina! Siamo alle solite. Il tempo non fa il suo dovere, e a volte peggiora le cose. E non dirmi che poi mi dilungo spesso su un solo argomento. Non è vero. Hey Joe? Dove stai andando con quella pistola in mano? GIANNA! CHE CI FAI COL NASO NELLA CARTELLA DI PIERO? No, Piero non spararle! Cosa annusi? Non c’è nessun tartufo! Agnese piantala di mangiare cioccolata! Ne hai il viso pieno, sei dello stesso colore del fondente! Sfido che poi dicono che sei dolce…Che puzza! Qualcuno ha pestato qualcosa per strada? Sally, lo sapevo. Cammini sempre senza nemmeno guardare per terra… GIANNA! Ma dove vai? Vieni qua! Ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?Vieni qua, ma che fai? Dove vai, con chi ce l’hai? Di chi sei, ma che vuoi? Dove vai, con chi ce l’hai? Butta là, vieni qua, chi la prende e a chi la da!Dove sei, dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi!Di chi sei, ma che vuoi? Il dottore non c’e’ mai!Non c’e’ mai! Non c’e’ mai! Tu non prendi se non dai! Vieni qua, ma che fai? Dove vai, con chi ce l’hai? Butta là, vieni qua, chi la prende e a chi la da!Dove sei, dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi!Di chi sei, ma che vuoi? Il dottore non c’è mai!Non c’è mai! Non c’è mai! Tu non prendi se non dai! Vieni qua, ma che fai?